Libero Consorzio Comunale di Caltanissetta
(L.R. 15/2015)
già Provincia Regionale di Caltanissetta

 
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Caltanissetta

   Caltanissetta con i suoi 60.157 abitanti è capoluogo dell'omonima provincia. Caltanissetta è il più importante centro della Sicilia Centrale, superando per dimensione la vicina Enna. Il comune ha un'estensione di 416,97 Km² e con la contigua San Cataldo, a soli 4 Km, forma una conurbazione di quasi 90.000 abitanti. La città si colloca al centoduesimo (102°) posto tra i comuni italiani per popolazione e al quattordicesimo (14°) come estensione tra i comuni italiani. In Sicilia è il secondo capoluogo di provincia più esteso dopo Ragusa e il quarto comune per estensione, dopo Noto, Monreale e Ragusa. La densità abitativa in città è di circa 144 ab./km². E' il sesto comune capoluogo più alto d'Italia, ed il terzo dopo Ragusa ed Enna in Sicilia. La città è sede di Corte d'appello.

   Il nome Nissa si legge per la prima volta in un'epigrafe pregreca. Quando il villaggio fu conquistato dagli Arabi, questi ne mutuarono parte del nome ("nissa" in arabo significa donna) modificandolo in Qalat-an-Nissa, castello delle donne, come rilevato in seguito da Goffredo Malaterra: Calatenixet, quod, nostra lingua interpretatum, resolvitur Castrum foeminarum.
Successivamente, intorno al XI secolo quando la città divenne possedimento di Ruggero I di Sicilia, essa assunse il nome di Calatanesat, poi modificato in Caltanixettum.

   Il primo nucleo urbano nisseno è quello del villaggio di Sabucina, risalente al XII secolo a.C., distante circa quattro chilometri dall'attuale città. Altri importanti centri urbani furono quelli di Gibil-Gabib, Vassallaggi e Capodarso, tutti più o meno distanti dalla città, ma svuotatisi a causa del confluire dei loro abitanti nel nuovo insediamento di Nissa. Di origine pre-greca, sicuramente sicana (i Sicani forse costruirono il castello di Pietrarossa), situata nella zona del monte Gibel Habib ("la montagna felice"), come attesta un'epigrafe nella quale si legge per la prima volta il nome Nissa, nel 123 a. C. venne conquistata dai Romani, guidati dal console Lucio Petilio, che fondò una colonia chiamata in suo onore "Petiliana". Successivamente arrivarono gli Arabi, intorno all' 831 d. C., che aggiunsero all'originario nome il prefisso Q'al'at (castello) da cui Qal'at al-nisā’, il castello delle donne.

   L'antico borgo arabo sorse intorno al Castello di Pietrarossa, sviluppandosi senza alcuna pianificazione seguendo l'andatura del declivio. Aveva un'importante funzione difensiva, in quanto era costruito su alti strapiombi, difeso da solide mura e protetto dal castello, che si trovava in posizione praticamente inespugnabile. Al borgo arabo corrisponde oggi il quartiere degli Angeli, mentre le case più ricche si trovavano dove oggi sorge il quartiere San Rocco.

   In seguito all'avvento dei Normanni venne edificata l'Abbazia di Santo Spirito, ed il centro della città si spostò presso la contrada Xibili (oggi Xiboli – χ greca aspirata), finché, scoraggiati dalla sfavorevole posizione (in tale contrada venivano convogliate tutte le acque piovane provenienti dalle vicine colline), i suoi abitanti lo abbandonarono, trasferendosi nei pressi della chiesa di Santa Maria la Vetere (o Santa Maria degli Angeli). È questo il periodo in cui Caltanissetta si distacca dal suo vecchio nucleo urbanistico, e comincia ad assumere gli aspetti con i quali la si può tuttora ammirare.

   Nel 1087, venne strappata agli Arabi e divenne possedimento di Ruggero I di Sicilia normanno, la città, comincia a chiamarsi Calatanesat, successivamente modificato in Caltanixettum, viene trasfomata in feudo per vari membri della sua famiglia. Anche durante il periodo di dominazione sveva, però, la città si presenta ancora come un insieme di borghi aggregati intorno ad alcune emergenze architettoniche: il castello, l'abbazia, il palazzo del magistrato, ecc.

   Condivise le sorti della Sicilia e particolarmente nel periodo spagnolo durante il quale soffrì spesso la carestia. Gli Spagnoli governarono in Sicilia in modo assai duro: il tribunale di giustizia funzionò in maniera arbitraria e oppressiva; vennero ridotte le attribuzioni al parlamento, sempre diviso in tre bracci (ecclesiastico, baronale e demaniale); e il governo fece opera corruttrice cercando con ogni mezzo di guadagnarsi alcuni fra i rappresentanti. Inoltre gli Spagnoli monopolizzarono il commercio del grano, accrescendo la decadenza economica della Sicilia. Nel 1407 passò ai Moncada di Paternò (anche detti Montcada) Questa famiglia era di origine aragonese (proveniva infatti dalla cittadina spagnola Montcada i Reixac) ed insieme agli Alagona furono i sostenitori della fazione "catalana" della nobiltà siciliana tradizionalmente avversa a quella latina dei Chiaramonte e Ventimiglia. Caltanissetta rimase ad essi fino alla soppressione della feudalità in Sicilia, nel 1812. Il reale processo di crescita organica del tessuto urbano iniziò nel XVI secolo, dopo un devastante terremoto, quando si formarono i due assi principali della città: l'attuale Corso Vittorio Emanuele (in direzione Ovest-Est) e l'attuale Corso Umberto I (in direzione Nord-Sud).

   Nel febbraio del 1567 il castello di Pietrarossa crollò a causa di un terremoto e rimasero in piedi solo i resti di due torri, visibili ancora oggi.
   Nel 1718 Caltanissetta fu uno dei centri della rivolta antisavoiarda in Sicilia, costringendo l'esercito sabaudo ad abbandonare la città.
   Nel 1818, in pieno periodo borbonico, Caltanissetta fu elevata a capoluogo di provincia.
   Nel 1820 si rifiutò di partecipare ai moti liberali siciliani, subendo per ciò le rappresaglie degli insorti.
   Ma nel 1848-1849 aderì alla rivoluzione, seguì le sorti della Sicilia, e venne annessa al Regno d'Italia nel 1860, quando fu interessata da un grande boom economico dovuto soprattutto ad un'intensa attività mineraria. Durante la Seconda Guerra mondiale, nel quadro dello sbarco degli Alleati in Sicilia, subì diversi bombardamenti (luglio 1943) culminati con la conquista della città da parte delle forze anglo-americane (18 luglio 1943).
   Questa struttura si conservò intatta fino al dopoguerra: negli Anni '50, infatti, la quasi totalità della popolazione abitava nei quattro quartieri formati dall'incrocio delle due vie principali. Con il piano regolatore approvato nel 1967, fu "congelato" il centro storico, privilegiando le aree periferiche della città. In seguito a tale direzione dello sviluppo urbano, molti quartieri del centro storico hanno cominciato a disabitarsi, a partire dall'antico quartiere arabo degli Angeli.

   Oggi, il centro storico si districa tra viottoli, salite, stradine impervie e scoscese, anche se non mancano i grandi ed eleganti viali (Corso Vittorio Emanuele e Corso Umberto I) - che ricordano la gloria di cui godette la città al tempo dei Borboni e dell'estrazione dello zolfo - e che oggi rappresentano il centro economico cittadino, pieni di negozi e locali. Il centro storico della città conserva ancora la funzione di centro amministrativo ed economico della città, sebbene l'estensione dei quartieri moderni e la progressiva conurbazione con la vicina San Cataldo abbia contribuito al decentramento di alcuni uffici amministrativi.

   In centro si trovano i cinema della città, il teatro Regina Margherita, il Municipio, nonché le principali chiese e la Cattedrale. Il centro ospita anche il tipico e suggestivo mercato ortofrutticolo, denominato a' Strata foglia, fulgido esempio di come le tradizioni locali siano tutt'oggi preservate, seppure con difficoltà. Nel centro storico si trovano anche numerosi monumenti di rilievo: la chiesa di San Domenico, la chiesa di Sant'Agata (ex colleggio dei Gesuiti), la Biblioteca Scarabelli e molti archi, ponticelli, terrazze, giardini. Il centro include i quartieri storici della città: Santa Flavia, Zingari (oggi "Provvidenza"), Redentore, San Rocco, Angeli e si sviluppa su Corso Vittorio Emanuele, che dopo Piazza Garibaldi diventa Via Xiboli, proseguendo per il quartiere Santo Spirito; su Corso Umberto I, che dopo la chiesa di Santa Lucia diventa via Redentore, inerpicandosi per il monte San Giuliano e incontrando Santa Flavia e Santo Spirito. Otre questo nucleo più antico di strade, si sviluppano altre importanti vie come Viale Trieste, Via Rochester, Via Niscemi, Via Napoleone Colajanni e Viale Regina Margherita che collegano la città antica con la nuova.

 

Libri che parlano della Provincia di Caltanissetta

Michele Alesso
"Santa Maria degli Angeli"
Acireale, 1913.

Anna Tiziana Amato, Daniela Vullo
"Orizzonti Urbani" Ed. Lussografica
Caltanissetta, 1987.

Giuseppe Falduzza
"Programma di associazione alla storia documentata della città di Caltanissetta"
Stab. Tip. dell’Ospizio di Beneficenza
Caltanissetta, 1867.

Giovanni Mulè Bertolo
"Visita ai monumenti di Caltanissetta"
Caltanissetta, 1877.

Giovanni Mulè Bertolo
"Caltanissetta nei tempi che furono e nei tempi che sono" Ed. Lussografica
Caltanissetta 1906.

Luigi Santagati
"Storia di Caltanissetta" Ed. Lussografica
Caltanissetta 1989.

Rosanna Zaffuto Rovello
"Universitas Calatanixette 1086-1516" Salvatore Sciascia Ed.
Caltanissetta-Roma, 1991.

Quatriglio, Sedita, Impaglione, Cordaro
"Immagini e itinerari del nisseno" Ed. Sciascia
Caltanissetta, 1989.

AA. VV.
"Tra l’Halycus e l’Himera" Ed. Lussografica
Caltanissetta, 1985.

AA. VV.
"Zolfarai e società a Caltanissetta, cronaca di uno sciopero(Aprile – Luglio 1903) Archivio di Stato di Caltanissetta, Ed. Bartolozzi
Caltanissetta, 1985.

Felice Dell’Utri “Abbazia normanna di S.Spirito” Ed. Vaccaro
Caltanissetta, 1986.

Emma Mollìca “Manieri della Valle dell'Imera meridionale” Anninovanta Editrice
2001